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E il Bianco? Benchè alcune case produttrici di colori per terzo fuoco abbiano in catalogo anche il bianco, il cui uso viene consigliato per schiarire le altre tinte, è consuetudine della pittura su porcellana che gli effetti di luce siano ottenuti sfruttando il biancore di fondo del supporto da dipingere.Un caso diverso è rappresentato dal Bianco Rilievo, una polvere bianca usata, da sola o miscelata ad altre tinte, per creare uno spessore nel decoro.

Quando si ha la necessità di eseguire un fondo tamponato solo su alcune parti dell'oggetto in porcellana è inutile illudersi di poterlo fare senza una preparazione del pezzo: il tampone, anche se di piccole dimensioni, non è "governabile" come un pennello e rischieremmo di macchiare il decoro con una conseguente perdita di tempo per la ripulitura e la possibilità di un lavoro impreciso.
Il delacco è un liquido denso e "colloso" che si stende con il pennello sulle zone che non devono essere colorate; asciugandosi forma una pellicola protettiva sulla porcellana impedendo l'attecchimento del colore. Al termine della tamponatura, quando il colore non si è ancora seccato, si asporta delicatamente la pellicola con una pinzetta da manicure e.....le zone coperte sono rimaste bianche e pulite, senza sbavature! Molto utile, vero?!
In commercio troverete delacco in più colori, anche se quelli più comuni sono il rosso ed il blu: dal punto di vista pratico sono equivalenti. Il colore serve solo a facilitarne la stesura: se il liquido fosse trasparente non vedremmo il limite esatto della mascheratura!
Il delacco è diluibile con acqua comune, ma non vi conviene allungarlo se non nel caso che, col tempo, si sia addensato al punto da non riuscire a stenderlo. Se infatti il delacco è molto liquido, forma una pellicola troppo sottile che non protegge adeguatamente la superficie ceramica ed è anche più difficile da asportare, con il rischio di rovinare il lavoro.
A lungo andare il delacco rovina le setole dei pennelli, quindi conviene usare pennelli poco pregiati e ricordarsi di lavarli subito dopo l'uso, prima che si secchino e siano irrimediabilmente perduti, con acqua e sapone da bucato.
Il bianco a rilievo

Il bianco rilievo si presenta sotto forma di polvere dal colore bianco-avorio e viene di solito venduto in confezioni praticamente indistinguibili da quelle dei colori da terzo fuoco, i classici barattolini da 10 grammi. Nonostante ciò non va scambiato per una semplice tinta poichè, a differenza di quest'ultima, permette di ottenere effetti tridimensionali -anche notevoli!- sulla superficie ceramica senza sfaldarsi dopo la cottura.
Esso viene usato impastandolo con olio di copaiva fino ad ottenere un composto gessoso, che si avrà l'accortezza di mantenere più denso nel caso che lo si voglia applicare a spatola, e più fluido se lo si desidera stendere a pennello.
Il bianco rilievo trova il suo impiego ideale nella tecnica scandinava, dove viene sfruttato, oltre che per ottenere l'effetto di rilievo già menzionato, anche come materiale di ancoraggio per fritte di vetro, sabbia marina e pietre dure che, inglobate nell'impasto, vengono così fissate, tramite cottura, all'oggetto in porcellana.
In commercio dovreste poter trovare due tipi di prodotto: il bianco rilievo propriamente detto ed il bianco rilievo alto che, come fa intendere il nome, è la variante più adatta ad ottenere i decori a spessore consistente. Solitamente però solo i negozi più forniti hanno tutti e due i tipi di polvere.
Una volta cotto, con temperatura intorno agli 800°, il decoro ottenuto con il rilievo può essere colorato con tutti colori da terzo fuoco, con i lustri e con l'oro, ottenendosi così effetti molto particolari, che vengono sapientemente utilizzati daigli esperti di tecnica scandinava per la realizzazione di vere opere d'arte!
I lustri metallici

I lustri metallici sono stati "scoperti" dai ceramisti in tempi relativamente recenti e trovano la loro principale applicazione nella Tecnica Scandinava, metodica moderna per eccellenza. Tuttavia rappresentano, a mio avviso, una ragionevole ed economica alternativa all'oro e ad altri metalli preziosi consentendoci di ottenere effetti luminosi che possono ravvivare anche i decori eseguiti con le tecniche tradizionali.
Composti a base metallica, come buona parte dei colori da terzo fuoco, i lustri si presentano pronti all'uso perchè il pigmento è disciolto in uno speciale medium. Lo svantaggio della forma liquida è però la tendenza all'evaporazione che, se non viene adeguatamente contrastata con contenitori di piccole dimensioni e a tenuta ermetica, causa la rapida essicazione del prodotto.
I lustri si applicano a pennello, tirando bene il colore in uno strato sottile perchè una stesura disomogenea e grossolana potrebbe provocare la comparsa di macchie dopo la cottura. Eventuali sbavature si possono invece correggere con la gomma per oro oppure utilizzando un cotton-fioc imbevuto di antiruggine.
Le tinte disponibili sono molte e generalmente non miscelabili fra loro; per ottenere tinte più chiare è comunque possibile allungare il lustro con l'apposito diluente per lustri, che servirà anche per la pulizia dei pennelli. E' poi da tener presente l'incompatibilità chimica dei lustri con i normali colori da terzo fuoco, che costringe all'adozione di cotture separate qualora il decoro preveda l'uso di entrambi i materiali.
Come l'oro e gli altri metalli liquidi, anche i lustri sono piuttosto delicati e richiedono temperature di cottura più basse rispetto a quelle impiegate per le polveri, sotto gli 800°, in forni provvisti di sfiatatoio per l'ottimale evaporazione della componente liquida.
Metalli preziosi
S.Todeschini - corori a 3° fuoco su porcellana e oro zecchino in 4° cottura. 2001
Esistono in commercio colori in polvere che riproducono tutte le sfumature dei vari metalli, si tratta però di comuni colori da terzo fuoco per il cui uso si può tener presente le regole generali di preparazione dell'impasto già trattate in altri articoli.
Quando invece si parla della decorazione con metalli preziosi s'intende l'impiego di composti che contengono realmente percentuali più o meno alte di metalli nobili, i quali vengono amalgamati con i medium più opportuni e quindi applicati sulla porcellana.
Anche se vi capiterà sicuramente d'imbattervi in lavorazioni che ricorrono all'argento o al platino, usati soprattutto nella tecnica scandinava, la tradizione vuole che sia l'oro il sovrano incontrastato di tutta questa "nobiltà". In commercio troverete essenzialmente due tipi di prodotti a base d'oro, l'oro lucido e l'oro opaco, che si presentano come liquidi molto scuri confezionati in minuscole (dato il costo!) boccettine di vetro.
L'oro lucido è tra i due il meno pregiato perchè contiene una bassa percentuale di oro, (che arriva al massimo intorno al 20%) ed è sciolto in un medium a base di zolfo. Sopporta temperature sino a 800° e dopo la cottura si presenta lucido e brillante, non richiedendo ulteriori lavorazioni.
L'oro opaco, chiamato anche oro zecchino, è più prezioso del precedente perchè la percentuale di metallo nobile, sciolto in questo caso in un solvente a base di trementina, può arrivare fino al 40%. Dopo la cottura, che avviene a temperature comprese tra 700° e 800°, deve essere sottoposto alla lucidatura ma il suo aspetto non diviene mai brillante come quello dell'oro lucido. Per contro la sua resistenza all'usura è maggiore, grazie anche alla possibilità di stenderlo in uno spessore più elevato.
Esiste poi una terza varietà di oro, l' oro in polvere o oro massiccio, che probabilmente non vi capiterà mai d'usare ma che è giusto citare per completezza d'informazione. Si tratta di polvere d'oro mescolata con un legante nella percentuale dell'80%: è costosissima ed è utilizzata solo per lavorazioni di grande pregio, miscelandola manualmente con essenza grassa e trementina.
S.Todeschini - colori a 3° fuoco con applicazione di oro zecchino e 4° cottura - 2000
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